Spending Review in Sanità: il nodo vero è come amministriamo i servizi

«Altri tagli al Fondo non sarebbero sostenibili né per i cittadini, né per il Sistema Sanitario Nazionale: si trasformerebbero in mera riduzione dei servizi, compressione dei diritti e delle tutele. Abbiamo già pagato e tanto in termini di qualità, sicurezza e accessibilità alle cure. Tra tagli alle risorse e ai servizi, peso di ticket e tasse, blocco del turn over, promosse disattese di rilancio del territorio, i cittadini fanno sempre più fatica a curarsi, soprattutto in alcune aree del Paese. Il nodo vero oggi non è quanto spendiamo, ma come spendiamo e come amministriamo i servizi. In questo senso, la spending review che ci aspettiamo dovrebbe, ad esempio, aggredire le esistenti duplicazioni di centri decisionali, funzioni e strutture: assorbono risorse impropriamente e penalizzano l’equità di accesso alle cure per i cittadini». Queste le dichiarazioni di Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i Diritti del Malato-Cittadinanzattiva.

Sicurezza, qualità, tempi di accesso alle cure sono già stati compromessi dalla Spending Review precedente e dalle successive manovre finanziarie. Queste alcune anticipazioni dell’indagine che Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato ha realizzato nel periodo maggio/giugno 2014 e che ha raccolto il punto di vista di un campione di 1438 professionisti della salute appartenenti a 15 Organizzazioni di professionisti della sanità.  Per oltre l’81% del campione intervistato i tagli previsti dalle norme che si sono succedute nel tempo impattano molto sul proprio operato quotidiano, soprattutto nei casi dell’infermiere (87,6%), del chirurgo (82,3%) e del medico di laboratorio (84,1%).

Ma l’esperienza quotidiana dei professionisti evidenzia segnali allarmanti sugli effetti che i molteplici provvedimenti normativi stanno generando sull’assistenza sanitaria pubblica erogata ai cittadini.
Il 72% dei professionisti conferma che è in atto una vera e propria riduzione della qualità dei servizi; il 65,3% rileva un forte aumento dei tempi di attesa ed il 61,7%, un marcato aumento dei rischi per la sicurezza.
«I dati dimostrano che cittadini e professionisti vivono la stessa preoccupante realtà: si è deciso di  far quadrare i conti finora sacrificando qualità, sicurezza e accessibilità alle cure. Una strada semplice da imboccare per le Istituzioni nel breve periodo, ma che sta mostrando tutto il suo limite e pericolosità per il diritto alla salute dei cittadini, nonché per il presente e il futuro del Servizio Sanitario Pubblico. E’ necessario invertire subito la rotta: abbandonare la logica prettamente economicistica; tornare ad investire nel SSN riqualificandolo; rimettere soprattutto al centro delle politiche pubbliche la garanzia dell’effettività dei Livelli Essenziali di Assistenza con particolare riferimento alla loro accessibilità, qualità, sicurezza. Si può e si deve fare considerando tutto ciò priorità nell’effettiva attuazione e implementazione del Patto per la Salute 2014-2016, che altrimenti rischia di rappresentare ancora una volta l’ennesimo esercizio di stile con nessun effetto concreto sulla vita dei cittadini”, continua Aceti.
I dati completi dell’indagine verranno presentati pubblicamente a dicembre. [Fonte Ufficio Stampa Cittadinanzattiva]

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