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Atrofia muscolare spino-bulbare (o Malattia di Kennedy)

Di Filippo Santorelli*

Cos’è
L’atrofia muscolare spino-bulbare (SBMA), o Malattia di Kennedy, è una patologia genetica legata al cromosoma X e caratterizzato da degenerazione dei motoneuroni spinali e del tronco encefalico. La Malattia di Kennedy colpisce soggetti maschi adulti (le donne sono portatrici sane oppure paucisintomatiche), si manifesta inizialmente con crampi e faticabilità e con debolezza ingravescente della muscolatura degli arti ed anomalie delle funzioni bulbari (disartria e disfagia).

Il gene malato
Il gene mutato codifica la proteina che funziona da recettore degli androgeni (ormoni sessuali maschili ovvero testosterone e diidrotestosterone). La mutazione è peculiare e consiste nell’espansione di una tripletta CAG che viene tradotta a livello proteico in una catena poliglutaminica (poli-Q). Nei soggetti sani si riscontra un numero di ripetizioni variabile da 5 a 36; nei pazienti con malattia di Kennedy invece il numero di ripetizioni è maggiore di 38. Anche se il funzionamento del recettore per gli androgeni è ben conosciuto, il meccanismo attraverso il quale la mutazione poli-Q responsabile della malattia determina il processo neurodegenerativo non è ancora stato chiarito. Sicuramente tale processo è sostenuto dalla stimolazione ormonale androgenica, motivo per il quale le donne portatrici sono risparmiate o solo appena sintomatiche. E’ pur vero, tuttavia, che l’ablazione farmacologica dell’attività testosteronica non ha prodotto i risultati attesi in due studi clinici condotti in pazienti con malattia di Kennedy.

Altre manifestazioni della malattia
Oltre al quadro neurologico, la malattia di Kennedy è caratterizzata anche da segni e sintomi imputabili più probabilmente ad una insufficienza androgenica come ginecomastia e disordini nella sfera sessuale come impotenza, ma anche intolleranza al glucosio ed osteopenia. Recenti evidenze, inoltre, indicano come l’azione patologica della proteina mutata si esprima anche al di fuori del sistema nervoso come ad esempio nel muscolo scheletrico, tessuto cui è attribuito sempre più un ruolo centrale nella espressione clinica della malattia, il fegato, le ossa ed il tratto urinario. 

Ricerca e cura

Nonostante gli avanzamenti della ricerca su questa malattia, dopo più di 20 anni dalla scoperta del difetto genetico sottostante, non è ancora stata individuata una cura efficace. L’identificazione di alterazioni mitocondriali e metaboliche offrono tuttavia un nuovo, inatteso, target molecolare in una malattia di per sé progressiva.

*Presidente CMS UILDM

Testo aggiornato nel giugno 2018.

Per ulteriori dettagli o approfondimenti:
Coordinamento Commissione Medico-Scientifica UILDM

 c/o Direzione Nazionale UILDM

tel. 049/8021001/ commissionemedica@uildm.it.

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